L’oro perde 25 dollari in un minuto

 L’oro è da sempre considerato il bene rifugio per eccellenza e in un periodo di crisi con ancora maggiore vigore si prende atto dell’importanza di questo materiale, anche a livello di quotazioni. Eppure dopo mesi in cui gli analisti si sono rincorsi rilanciando sui prezzi del metallo giallo, ieri c’è stato il primo stop.

Da diversi mesi gli analisti spiegano che data la crisi è facile che ci sia una corsa all’oro incentivata dagli acquisti fatti dai paesi in via di sviluppo come Cina ed India. L’oro raggiungerebbe, secondo le previsioni, quote record già nel primo semestre del prossimo anno.

Invece il 2012 sembra concludersi in calo per questo materiale. Lancia infatti un campanello d’allarme la situazione di ieri in borsa.

In pratica si parte dall’idea che in un anno dalle miniere del Canada possono essere estratti circa 3 milioni e mezzo di once d’oro. Ieri, in borsa, è stata venduta la stessa quantità d’oro, di carta naturalmente, nel senso che sono state emesse 35 mila future sull’oro del valore che hanno 3 milioni e mezzo di once d’oro. 

Questa situazione ha determinato un calo repentino nelle quotazioni dell’oro che in poco più di un minuto ha perso circa 25 dollari. Per un’ora consecutiva ci sono stati dei ribassi fino al raggiungimento dei 1705,50 dollari l’oncia. Secondo Cme Group non è un errore ma una liquidazione guidata dal mercato.

 

La truffa sulla carta parte dal messaggino

 Il fenomeno del fishing, strumento con il quale si attuavano delle truffe ai danni dei possessori di carte di credito, è stato ormai superato da una nuova frontiera, quella dello smishing. Ad annunciare la rivoluzione in tal senso, ci ha pensato la polizia postale che ha recentemente portato a termine un’0perazione contro lo smishing.

In pratica si tratta di una truffa che sfrutta il canale di comunicazione più frequente al giorno d’oggi, ovvero il cellulare. I malintenzionati iniziano il raggiro inviando al cittadino un messaggio, un sms che contiene un link da visionare. 

Il link conduce su pagine esattamente identiche a quelle dei siti commerciali più accreditati, delle banche o degli operatori telefonici attivi nel nostro paese. A quel punto si chiede al cittadino d’inserire i dati della carta e si ottiene un furto dei dati delle carte di credito.

L’operazione della polizia postale, fino a questo momento, ha portato all’arresto di 5 persone a Roma e a Pesaro. In più sono stati emanati 15 provvedimenti di perquisizione per altri cittadini tra i 30 e i 55 anni, italiani ed extracomunitari, residenti nelle zone di Roma, Pesaro, Napoli, Treviso, Trento, Vicenza, Cosenza, Vibo Valentia e Guidonia alle porte di Roma.

Il fatto di aver colto i truffatori in flagranza di reato dà valore aggiunto all’operazione.

Berlino: sì agli aiuti alla Grecia

 La Camera bassa del parlamento tedesco ha finalmente sciolto le riserve sulla questione greca e con grande soddisfazione da parte dei mercati che ora tirano un sospiro di sollievo, i deputati del Bundestag hanno approvato gli aiuti europei da inviare ad Atene per salvare la Grecia dal default.

I deputati tedeschi non erano stati convinti dalla liceità della terza tranche di aiuti alla Grecia perché avrebbe comportato un ulteriore sforzo economico anche per la Germania che risulta sull’orlo della recessione. Invece, quando si aspettava soltanto il sì della coalizione di governo formata da Cdu-Csu e Fdp, la situazione si è sbloccata con un’approvazione ad ampia maggioranza sostenuta anche da Verdi e Spd.

Il sì di Berlino, come spiega bene il ministro delle finanze Schaeuble, arriva dalla presa di coscienza che il fallimento di Atene porterebbe alle estreme conseguenze la crisi del debito nell’Eurozona. Ecco le sue parole:

I potenziali effetti di un default greco in altri stati potrebbe essere grave, anzi a dire la verità potrebbe aver conseguenze imprevedibili.

La similitudine usata dal ministro tedesco è quella della Grecia come i paesi dell’Europa dell’Est dopo la fine dell’URSS, ma adesso è allo studio un programma con le misure utili a risolvere in tre anni la crisi del debito dell’Eurozona. Tutto in linea con quanto fatto anche da Angela Merkel in questi mesi

La crisi dell’immobiliare e i pannelli solari

 La crisi economica ha determinato un rallentamento di tutti i settori produttivi del nostro paese e dell’Eurozona. Sicuramente ormai siamo vaccinati rispetto alle notizie che parlano del rallentamento dell’economia e del settore edilizio in particolare.

Molti si sono concentrati sulla quantità di case invendute in Italia e sulle richieste sempre attive da parte dei costruttori per l’acquisto e la concessione a costruire su nuovi terreni. Non tutti, invece, hanno pensato quali altri settori sono toccati a cascata dalla crisi del mercato edilizio. In un recente articolo del Sole 24 Ore si fa il caso del mercato dei pannelli solari.

Il settore edilizio. Rallenta l’economia e si registra un calo degli investimenti nelle costruzioni pari al 6 per cento che è ancora di più di quanto sia stato registrato nel 2011 quando la flessione era del 5,3 per cento o rispetto a quanto previsto dagli analisti (-3,8%).

Di riflesso si trova in cattive acque il mercato dei pannelli solari Medium density fibreboard, che a questo punto risulta penalizzato dallo stop produttivo che ha interessato la Nuova Rivart, ma anche dalla bassa produzione degli altri operatori.

La situazione descritta riguarda l’Italia ma anche l’Europa che in generale attraversa un momento di sofferenza cui si aggiunge la concorrenza con le materie prime delle centrali a biomasse e i ritardi dei pagamenti che attanagliano il settore.

Bpm: avanti con i licenziamenti

 I titoli bancari possono essere un ottimo strumento d’investimento se l’istituto di credito riesce a mantenere una certa linearità nei conti. Il sistema bancario, in generale, quest’anno è stato molto sotto stress a causa della crisi economica e finanziaria. Si è dimostrato il primo a cadere davanti alle difficoltà del mercato.

E’ chiaro che alcuni strumenti nelle mani dei bancari facilitano il percorso degli istituti di credito. La politica dei tassi della BCE è stata provvidenziale, ma in alcuni casi non basta, quindi gli investitori devono sempre tenere le orecchie tese per anticipare le inversioni del trend.

Rientra in questo giro la Banca Popolare di Milano che non ha trovato un accordo con i sindacati. Un accordo del valore di 35 milioni di euro che dovrebbero essere usati dall’istituto di credito lombardo per la riduzione del costo del lavoro.

Nell’ultimo incontro tra le parti sociali e il management della banca, non è stato raggiunto l’accordo. Originariamente l’accordo prevedeva un capitale di 70 milioni di euro. Le trattative vanno avanti da 4 mesi ma sono in calendario nuovi incontri. Il prossimo sarà tra una settimana e tutti sembrano intenzionati a trovare una soluzione.

La banca, intanto, ha annunciato che vorrebbe ottenere una soluzione che preveda anche il licenziamento o comunque l’uscita di 700 dipendenti entro l’inizio del 2013.

I migliori investimenti per il 2013 secondo Bloomberg

 Dopo un anno e mezzo drammatico l’economia mondiale vuole risollevarsi. Bloomberg ha condotto un’indagine su circa 900 investitori e dall’analisi è emerso che il sentiment sulle prospettive future è particolarmente favorevole, grazie all’accordo che dovrebbe arrivare sul Fiscal Cliff in America e anche all’outlook positivo per la crescita cinese.

I due terzi degli intervistati vedono la situazione economica mondiale come stabile o in miglioramento. Era da maggio dello scorso anno che gli investitori non erano tanto positivi sugli sviluppi futuri. La maggior parte di coloro che vedono ‘rosa’ sono convinti che il recupero dell’economia arriverà dagli Stati Uniti e dai mercati emergenti.

Gli investimenti migliori da fare per il 2013, secondo gli intervistati di Bloomberg, sono le azioni, che dovrebbero dare i rendimenti più alti, seguite dagli investimenti immobiliari e, in terza posizione, i titoli di stato che, data la situazione economico-politica in corso, non offrono prospettive di rendimento particolarmente alte.

Peccato per l’Italia. Il nostro paese non è preso in considerazione dal miglioramento delle prospettive economiche del 2013, in quanto le manovre di austerità varate fino ad ora hanno portato ad una rivalutazione al ribasso delle prospettive di crescita, che potrà migliorare solo a partire dal 2014, dopo che saranno state effettuate le ulteriori manovre previste dall’OCSE.

Draghi, cautela su uscita dalla Crisi

 Mario Draghi lo dice chiaramente. L’Europa non è ancora estranea alla crisi. Una piccola ripresa c’è, ma non è sufficiente. La ripresa vera potrebbe iniziare durante la seconda metà del prossimo anno. Il Governatore della Banca Centrale europea ha dichiarato quanto segue a Radio Europe 1:

“Il consolidamento di bilancio a medio termine è inevitabile. E’ vero che il consolidamento di bilancio produce a breve termine una contrazione dell’economia, ma è inevitabile. Riguardo alla decisione delle agenzie di rating di togliere la tripla A a Parigi, Draghi nota che, sebbene non abbia avuto un grande impatto sui costi di finanziamento, si tratta di segnali che “vanno presi in modo serio. C’è di più. Alcuni paesi dell’Eurozona hanno vissuto in un mondo di favola, sottostimando gli squilibri come il deficit e il debito che in alcuni Paesi sono stati ritenuti sostenibili per anni per poi rivelarsi insostenibili”.

A chi si riferisce Draghi?

Quello che è certo che in una tale cornice la Bce dovrà impegnarsi molto:

“La Banca centrale europea farà tutto il necessario per preservare l’euro perché è pronta ad intervenire con lo scudo antispread se necessario e se i Paesi sottoscrivono le condizioni. I paesi dell’Eurozona, però, devono imparare a condividere la sovranità, a partire dall’unione bancaria, la quale deve essere applicata a tutte le banche per evitare una frammentazione del settore bancario”.

In merito a Italia e Francia, Draghi si concentra sulla necessità di riforme che rendano meno duro il mercato del lavoro:

“Sono fondamentali. Squilibri macroeconomici su larga scala tra i Paesi membri possono diventare una seria minaccia alla stabilità dell’Eurozona”.

Stangata sugli enti privatizzati

 Restano nell’elenco dell’Istat relativo alle amministrazioni pubbliche, le Casse di previdenza dei professionisti contemplate nel conto economico consolidato dello Stato.

Così ha stabilito la sesta sezione del Consiglio di Stato con la sentenza 6014, che è stata rilasciata mercoledì e che ha ribaltato di fatto le disposizioni del Tar del Lazio. La legittimità dell’inserimento nell’elenco anche della società Coni Servizi e le Autorità amministrative indipendenti è stata confermata:

Così il Consiglio di Stato:

“La privatizzazione degli enti avvenuta nel 1994 ha lasciato immutato il carattere pubblicistico dell’attività istituzionale di previdenza ed assistenza svolta dalle casse che conservano una funzione strettamente correlata all’interesse pubblico, costituendo la privatizzazione una innovazione di carattere essenzialmente organizzativo”.

I giudici giungono a questa conclusione tenendo presente e notando che gli enti previdenziali conservano:

– l’obbligatorietà dell’iscrizione e della contribuzione;

– la natura di pubblico servizio;

– il potere di ingerenza e di vigilanza ministeriale;

– il controllo della Corte dei conti.

Inoltre, prosegue il Consiglio di Stato

“Il finanziamento connesso con gli sgravi e la fiscalizzazione degli oneri sociali, insieme alla obbligatorietà della iscrizione e della contribuzione previsti dal Dlgs 509/1994 valgono a configurare un sistema di finanziamento pubblico, sia pure indiretto e mediato attraverso risorse comunque distolte dal cumulo di quelle destinate a fini generali”.

Passi in avanti sulla Delega Fiscale

In questi giorni si discute a spron battuto di Delega Fiscale. Lo fanno Squinzi, Grilli, Befera e tutti coloro che provano a migliorare la legge in questione. Nello specifico il Ministro Vittorio Grilli, durante la presentazione al Cnel del libro ‘Il salasso’ di Dino Pesole, ha dichiarato:

“Il salasso c’é, ma c’é anche l’altra faccia della medaglia, quella di una spesa pubblica importante. E fino a che non decidiamo veramente il percorso della spesa pubblica strutturale, finché non ci si mette mano in maniera decisa, parlare di riduzione del carico fiscale é una illusione”.

Grilli si sofferma anche su deduzioni e detrazioni:

«Sono parte della spesa pubblica, come sussidi, parte dell’erosione. Man mano si restringe la base imponibile ed é difficile poter pensare di abbassare le tasse. Sarebbe meglio gestirle attraverso il sistema del welfare come trasferimenti diretti dallo Stato e si semplificherebbe anche il sistema».

L’obiettivo è dunque quello di semplificare il sistema. Grilli parla della delega fiscale, fiducioso del fatto che supererà l’esame del Senato. Il Ministro auspica che venga approvata rapidamente perché crea un le seguenti condizioni lavorative:

«Si tratterebbe di un modello più semplice, ex ante, e rafforza i controlli senza essere oppressiva ex post».

 

Ocse alla Spagna: bene così, ma servono ulteriori garanzie

 Angel Gurria, segretario generale dell’Organizzazione per la cooperazione e lo Sviluppo Economico (Ocse), ha presentato a Madrid il rapporto pubblicato dall’organizzazione sulla situazione spagnola, in una conferenza congiunta con Luis de Guindos, ministro dell’economia del governo di Mariano Rajoy.

La Spagna sta cercando di riemergere dopo un prolungato periodo di recessione, ma la sua strada è resa più difficoltosa dal fatto che le riforme di Rajoy, nonostante siano state fatte le scelte giuste, come quelle prese per il risanamento delle banche, si muovono in un contesto mondiale che negli ultimi tempi ha continuato a peggiorare.

Anche se la Spagna sta facendo i compiti in maniera esemplare e sta lanciando segnali molto importanti ai mercati, è necessario approfondire il cammino di austerità e completare il risanamento bancario. Se non si risolve il problema del deficit, i mercati non saranno disposti né per la via del credito né per quella degli investimenti a finanziare la crescita futura.

Arriva poi l’appello a tutti gli stati membri dell’Unione Europea che devono dichiarare apertamente il loro appoggio alla Spagna nel caso il governo ritenesse necessario richiedere il salvataggio.

I passi fatti dal governo Rajoy sono stati tanti e impopolari, ma l’OCSE vuole che la Spagna continui nel suo cammino e propone un altro pacchetto di misure urgenti e che, sicuramente, non troveranno il consenso della popolazione. Tra queste un nuovo aumento dell’Iva sui carburanti, una ulteriore diminuzione dei costi di licenziamento, la riduzione delle prestazioni delle pensioni e condizioni più rigide per accedere al sussidio di disoccupazione.