Pmi, oppresse dalle tasse

 Il Garante delle Pmi, nella sua Relazione annuale al presidente del Consiglio ha indicato priorità d’intervento che vanno dalle tasse alla semplificazione burocratica, dal credito alla promozione del Made in Italy, all’innovazione. «In cima alla lista nell’agenda delle priorità per il 2014 si pone il tema del fisco.

In Europa crescono le Pmi

 La ripresa del settore manifatturiero ha continuato a crescere in Europa con i dati di febbraio. Emere un minore affidamento sulla Germania e una più radicata crescita in altre parti della zona euro, come la Gran Bretagna e l’Europa centrale.

L’attività nell’Eurozona è stata nel mese di febbraio superiore alle stime, anche se ha rallentato rispetto al mese precedente. Tale rallentamento è stato causato in gran parte dalle fabbriche tedesche, con l’attività che è aumentata a un ritmo più veloce nei Paesi Bassi, in Irlanda e in Spagna, mentre il calo dell’attività in Francia è stata la più bassa da cinque mesi. In altre parti d’Europa, l’attività è cresciuta in Gran Bretagna, Repubblica Ceca e Polonia, anche se ha rallentato in alcune nazioni nordiche.

 

Pmi: gli imprenditori non conoscono i benefici fiscali

 

Complessivamente, le indagini suggeriscono che c’è la modesta ripresa economica in Europa e che questa ripresa dell’attività sta cominciando a tradursi in nuovi posti di lavoro. L’Italia, in questo caso, è ancora un’eccezione. I produttori della zona euro hanno assunto personale per il secondo mese consecutivo, mentre le fabbriche inglesi lo hanno fatto al ritmo più veloce dal maggio 2011. La ripresa nel settore manifatturiero della zona euro sembra destinata a proseguire nei prossimi mesi, con nuovi ordini in aumento per l’ottavo mese consecutivo, anche se a un ritmo meno alto rispetto a gennaio.

Le prestazioni in Europa contrastano con quelle in Asia, dove le piccole e medie imprese manifatturiere hanno mostrato dati in calo nel mese di febbraio, anche se la maggior parte ha continuato a mostrare una crescita marginale in attività. Ciò suggerisce che un rallentamento della crescita in Cina sta pesando sulla regione, e deve ancora essere compensato da una ripresa delle spedizioni verso l’occidente.

Presi insieme, i dati europei e asiatici sottolineano la fragilità della ripresa economica globale. Nell’incontro del mese scorso a Brisbane, in Australia, i ministri delle finanze e i banchieri delle banche centrali delle 20 principali economie hanno affermato che l’economia globale “resta lontana dal raggiungere una crescita forte, sostenibile ed equilibrata”.

Perchè agli imprenditori conviene essere informati sulla previdenza?

 I proprietari delle Piccole e Medie Imprese si interrogano di rado sul futuro pensionistico. Hanno infatti poca conoscenza dei benefici fiscali. Anche per quanto concerne il fronte della continuazione aziendale sembra prevalga una scarsa cultura della gestione dei rischi. Il 74% degli imprenditori interpellati non ha adottato forme di protezione in grado di preservare il regolare svolgimento del business in caso di scomparsa dell’imprenditore, di un “key men” (un braccio destro) o di soci in grado di operare.

Per questa percentuale sono assenti anche piani di fidelizzazione per i collaboratori più profittevoli. C’è poca consapevolezza delle potenzialità di soluzione assicurative innovative per la gestione delle problematiche operative e giuridiche collegate al passaggio generazionale.

Pmi: gli imprenditori non conoscono i benefici fiscali

 Un difetto degli imprenditori? Sono poco previdenti. Non conoscono i rischi legati alla continuità aziendale e sono ottimisti in relazione al futuro del business. Questa è la fotografia di una classe, scattata in uno studio condotto dalla compagnia Pramerica Life. La compagnia appartiene al gruppo statunitense Pfi (Prudential Financial). Lo studio ha coinvolto circa 300 tra piccoli e medi imprenditori e uomini di azienda.

In Germania cresce l’industria manifatturiera. Quali i segreti del successo?

 Mentre le prospettive per le economie europee rimangono incerte nella foschia della crisi e del debito europeo, l’economia tedesca ha riportato una crescita, soprattutto nel settore manifatturiero.

Nonostante l’impatto negativo della crisi del debito, la Germania mantiene quindi una forza economica solida superiore agli altri Paesi europei. La Germania ha un ruolo di leader nella gestione della crisi del debito. Nella proposizione dei piani di salvataggio e delle misure e nella collaborazione con i Paesi dell’Eurozona.

Il PMI manifatturiero tedesco è salito negli ultimi mesi arrivando ai massimi nel 2013. La crescita del PMI manifatturiero è il risultato di un aumento della domanda interna e delle esportazioni.

 

La Germania traina lo sviluppo economico europeo

 

La Germania è la più grande economia in Europa e il secondo più grande esportatore al mondo dopo la Cina. Negli ultimi dieci anni l’economia tedesca ha registrato il Pil in più rapida crescita pro capite e un tasso di disoccupazione che è il secondo più basso in Europa. La crescita economica dello 0,7% nel secondo trimestre del 2013 ha mostrato come la Germania ha resistito e superato con successo la crisi economica degli ultimi anni in Europa.

 

L’Ue richiama la Germania sulle partite correnti

 

In Germania,  il settore manifatturiero rappresenta il 20% dell’economia del Paese e ha creato un elenco di marchi di fama mondiale, come BMW, Siemens e Volkswagen. Il paese è il leader assoluto nella produzione automobilistica in Europa con case di fama mondiale come Audi, BMW e Volkswagen. Oltre rinomate imprese di grandi dimensioni , ci sono anche numerose piccole e medie imprese di livello mondiale del settore manifatturiero tedesco, molti dei quali dominano il mercato globale nei loro campi.
Il fatto che la Germania è immune al clima economico rallentato in Europa dipende dal forte sostegno del settore manifatturiero. Un fattore importante per il successo della Germania è una politica di governo di sostegno. Il governo sostiene le imprese e ha investito molto sulla loro capacità di produzione. Ad esempio , il governo ha riadattato il proprio sistema educativo per garantire accesso a manodopera qualificata attraverso programmi di apprendistato, mentre decine di istituti di ricerca applicata e scienza sono finanziati dal governo per sviluppare progetti avanzati di produzione. Il governo ha anche assicurato l’accesso ai finanziamenti per le molte PMI manifatturiere attraverso le banche comunali.

In calo i prestiti alle Pmi e in aumento quelli ai grossi gruppi

 L’accesso al credito per le piccole e medie imprese (Pmi) è letteralmente crollato nell’ultimo anno. I prestiti delle banche alle Pmi sono scesi del 5,2% e le cosiddette sofferenze sono cresciute del 24,9%. Questi sono i dati della Cgia di Mestre, che sottolinea come il credito che è stato fornito ai grossi gruppi industriali, non sempre affidabili, sia invece cresciuto.
Il calo del 5,2% dei prestiti delle banche alle piccole e medie imprese equivale a 50,2 miliardi di euro come mostra la Cgia di Mestre. Per le Pmi, quindi, continuano le difficoltà visto che si trovano un mercato sempre più globale e competitivo, da una parte, e con le difficoltà ad accedere al credito, dall’altra.
Le sofferenze bancarie sono aumentate del 24,9%. Queste cosiddette sofferenze, cioè i rapporti per cassa con soggetti insolventi o in situazione simile, corrispondono a 22,7 miliardi di euro.
Più che le sofferenze bancarie, per spiegare la questione dello scarso finanziamento delle banche alle Pmi va affrontato lo sbilanciamento del credito, che in maggioranza è rivolto ai grossi gruppi. La Cgia di Mestre ha mostrato che l’81,8% dei finanziamenti va al 10% dei richiedenti. Il segretario della Cgia Giuseppe Bortolussi ha affermato: “Questi soggetti non sono costituiti da piccoli imprenditori, da famiglie o da titolari di partite Iva, bensì quasi esclusivamente da grandi gruppi o società industriali”.
La cosa che fa riflettere è che questi grandi gruppi che ottengono l’81,8% dei finanziamenti bancari, che sono il 10%,  occupa il 78,8% delle sofferenze bancarie.

 

Sale l’indice Pmi manifattura e scende lo Spread a 203 punti

 Crescita oltre le stime in Italia per l’indice Markit per il settore Pmi manifattura. L’indice ha fatto registrare il sesto aumento consecutivo ed è arrivato a 53,3 punti da 51,4. Il livello è ai massimi da aprile 2011. Alla base di questo aumento ci sono i nuovi ordini e le esportazioni. L’indice è salito anche nell’Eurozona arrivando a 52,7 punti.
L’indice Markit è quindi sopra alla soglia dei 50 punti che delimita gli ambiti dell’espansione e della contrazione del ciclo. In Italia si è registrato un incremento dei nuovi ordini che ha avuto un’impennata rispetto alle previsioni. In grande aumento anche le esportazioni che segnalano un’adattamento delle aziende manifatturiere italiane all’economia globale e una crescita nel posizionamento internazionale.
In Europa, l’indice è in crescita da circa due anni e mezzo. Per quanto riguarda i singoli Paesi, lieve rialzo in Germania e dato in controtendenza in Francia, dove la contrazione dell’indice arriva a 47 punti dal precedente 47,1.
In Italia, il nuovo anno si apre con lo Spread, il differenziale tra i Bund tedeschi e i Btp a dieci anni, a 203 punti. Soglia dei 200 punti quindi vicina dopo che il 2013 si era chiuso con uno Spread a 215 punti. Lo Spread viaggia quindi a livelli minimi e scende ancora, e va bene anche il rapporto tra Bund tedeschi e Bonos spagnoli a 204 punti.
In ripresa i flussi di acquisto sia italiani sia internazionali. L’economia inizia a dare buoni segnali e arriva supporto dalla minore cautela degli investitori, che a fine anno erano attenti alla chiusura dei bilanci bancari in vista dell’asset quality review della Banca Centrale Europea.

Aumenta il rischio tangenti per le PMI italiane

 Una recente indagine compiuta dall’ufficio stampa di Adnkronos ha fatto luce su uno dei fenomeni più oscuri del mondo imprenditoriale. Si tratta del fenomeno della corruzione, vecchio male della Prima Repubblica, probabilmente mai sepolto del tutto. Adnkronos, infatti, torna a parlare del pericolo di corruzione e della diffusione di tangenti presso le Piccole e Medie Imprese – PMI – italiane in tempi recenti. 

Le industrie manifatturiere tornano ad assumere a novembre 2013

 Nel mese di novembre 2013 sono arrivati per l’industria italiana i primi segnali concreti di ripresa, anche se la situazione necessita di essere affrontata e descritta ancora con molta cautela. Nel corso del mese che si è appena concluso, dunque, i valori dell’Indice Pmi manifatturiero sono tornati ad aumentare, passando da un livello di 50,7 punti ad un livello di 51,4 punti.