Senza ombra di dubbio, la fonte è autorevole. Pertanto, fa ben sperare. Già, perché quando a parlare del taglio del costo del lavoro è il Ministro del Lavoro in persona addetti ai lavori e giornalisti possono tirare le prime, parziali, conclusioni.

Senza ombra di dubbio, la fonte è autorevole. Pertanto, fa ben sperare. Già, perché quando a parlare del taglio del costo del lavoro è il Ministro del Lavoro in persona addetti ai lavori e giornalisti possono tirare le prime, parziali, conclusioni.

Le borse europee archiviano con difficoltà il rallentamento del mercato del lavoro negli Usa, il quale ha creato 160mila nuovi posti nel mese di aprile.
Molto positivi i dati sul mercato del lavoro negli Usa, che hanno mostrato a marzo un forte aumento degli occupati, più elevato delle aspettative.

Il taglio degli incentivi alle assunzioni rappresenta un brutto colpo per la crescita dell’occupazione. A dimostrazione che più del Jobs Act e della flessibilità sul mercato del lavoro ad essere efficaci erano gli sgravi fiscali da 8mila euro l’anno per ogni assunzione a tempo indeterminato garantiti dalla legge di Stabilità 2015.

La ripresa italiana durante la seconda parte dello scorso anno ha puntato moltissimo sui consumi interni, non potendo più sfruttare l’export verso Paesi emergenti ormai in difficoltà. Eppure il primo scorcio dell’anno nuovo conferma la debolezza della ripresa dei consumi: secondo i dati Istat, il valore delle vendite al dettaglio è fermo a gennaio 2016 rispetto a dicembre 2015 e in calo dello 0,8% rispetto a gennaio 2015.

Il tema dell’uscita dal lavoro continua a impegnare Governo e Inps. Si tratta di un argomento caldo, che necessita una trattazione delicata e urgente.

Il Consiglio dei ministri dovrebbe approvare la prossima settimana il decreto per la detassazione del salario connesso alla produttività. È il decreto attuativo della norma contemplata dall’ultima legge di Stabilità che disciplina una tassazione agevolata al 10% dei cosiddetti premi di risultato.

L’Istat non ha dubbi. La produzione industriale durante il mese di gennaio ha fatto registrare una crescita pari all’1,9% in confronto al mese precedente (dato destagionalizzato) e una crescita pari al 3,9% su base annua (dato corretto per gli effetti del calendario, 19 i giorni lavorativi contro i 20 del gennaio 2015). La crescita tendenziale senza correzione per il calendario è stata, invece, dello 0,7%.

Durante il 2015 l’occupazione è cresciuta in media annua di 186.000 unità (+0,8%) portando il tasso di occupazione al 56,3% (+0,6 punti). Una crescita che, secondo l’Istituto di statistica, è stata trascinata dall’occupazione alle dipendenze (+207.000).

Cresce il numero delle donne che lavorano anche se la crescita non è sufficiente a colmare il gap con l’Europa, principalmente a causa della scarsa partecipazione nel Sud del Paese: alla vigilia della Festa della donna il mercato del lavoro italiano – stando ai dati Istat riferiti al 2014 – si presenta molto segmentato con appena il 46,8% delle donne tra i 15 e i 64 anni occupate nel complesso risultato di tassi del 64,3% a Bolzano e del 27,4% in Sicilia.
